L'allenamento ad intensità incrociata 1.0
 

Parliamoci chiaro, quanti di voi applicando i metodi (a mio avviso, esageratamente) infrequenti tanto pubblicizzati …(NB: l'articolo è stato scritto nel 2004, in piena "era" B.I.I.) :

·         … si sono poi ritrovati i muscoli costantemente (o quasi) svuotati?

·         … hanno perso confidenza con quella sensazione di  “pompaggio” tanto comune quando gli allenamenti erano più frequenti?

·         … hanno smarrito il significato di resistenza muscolare … nel senso che la prima serie bene o male riuscite a farla, ma poi c’è un vero e proprio crollo verticale del rendimento?

 

Se avete riscontrato quanto sopra riportato, e sono convinto che siete in tanti, non avete mai pensato che forse le metodologie che stavate applicando “mancavano” di qualcosa?

 

Ebbene, se da una parte è vero che gli allenamenti devono essere particolarmente intensi per “innescare” i processi di crescita muscolare e che occorrono parecchi giorni per riparare il tessuto muscolare danneggiato … dall’altra occorre rendersi conto che l’eccessiva infrequenza di allenamento può non essere in accordo (Zaccone, 2001) con la crescita muscolare.

Come mai questa affermazione così in contrasto con certe “mode” attuali? Ad esempio perché un breve periodo di inattività secondo studi svolti da Tidball et al. (1988) potrebbe ridurre significativamente la produzione di monossido di azoto (NO), un neurotrasmettitore del muscolo importante per l’attivazione dei suoi sarcomeri (Koh e Tidball 1999). Secondo Anderson (2000), infatti, l’ipertrofia potrebbe essere ritardata da una inibizione sperimentale del monossido di azoto prodotto nel muscolo.

 

Questo ci dovrebbe suggerire che il collocamento di uno stimolo (carico della seduta di lavoro) maggiore va inserito quando la supercompensazione precedente può essere considerata completamente avvenuta, facendo però attenzione a non cadere nella decompensazione.

 

Occorre sottolineare, comunque, che i tempi di manifestazione degli adattamenti biologici sono diversi a seconda del tipo di adattamento che andiamo a considerare.

Alcuni hanno tempi di supercompensazione abbastanza brevi, altri invece, si manifestano in forma significativa anche dopo molti giorni. Tale dinamica viene definita ETEROCRONISMO e la sua conoscenza è fondamentale per la programmazione dell'allenamento.

Ne consegue che i carichi di lavoro, tra le varie sedute devono essere incrementati gradualmente e progressivamente, ma alternati da precise fasi di rigenerazione, nelle quali il carico deve diminuire. E’ in tali periodi che avviene l'adattamento organico, vale a dire l’insediamento di quei meccanismi che compensano il lavoro effettuato accrescendo le riserve funzionali e predisponendo il sistema biologico ad un impegno più duro.

Questo tipo di distribuzione del binomio stimolo-adattamento deve quindi avvenire mediante un'organizzazione ciclica per garantire la ripetizione dello stimolo in tempi utili per sfruttare la supercompensazione.

Ciò viene effettuato collegando il carico di lavoro di ogni singola seduta, in maniera razionale con quello della seduta successiva, in modo da razionalizzare al massimo il processo di costruzione di quello che è il cosiddetto microciclo di allenamento, vale a dire, quel periodo relativamente breve (in genere della durata di 5-10 giorni) all’interno del quale sono articolati gli allenamenti.

Una maniera davvero produttiva di strutturare un prospetto di allenamento è quello che personalmente ho battezzato “disposizione ad intensità incrociata”.

In pratica si tratta di allenare in una medesima tabella delle sezioni muscolari secondo due modalità: una pesante ed una leggera. A tale tabella, dovrà poi corrispondere una tabella “gemella” in cui le sezioni muscolari verranno allenate con modalità invertite.

 

 


 

 

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