Come impostare scientificamente 
un allenamento (I)
 

Parliamoci chiaro, si fa un gran parlare di allenamento "scientifico". A mio avviso, però, a parte la solita sequela di paroloni finalizzata ad impressionare gli astanti, non è che le "moderne" metodologie per impostare il training si discostino molto da quelle più datate (a mio avviso - a parte qualche rarissima eccezione -  basate sulla pura casualità). La conseguenza di una situazione di questo genere è sotto gli occhi di tutti: quanti sono i soci dei centri sportivi che pur allenandosi con impegno (ma senza un'organizzazione logica del training) rimangono uguali anno dopo anno?

Secondo me, il motivo di questa - piuttosto generalizzata - latitanza di risultati tangibili è che troppo spesso il training (anche se spacciato per "personalizzato" e/o scientifico) è standardizzato: in un certo senso - paradossalmente - deve essere l'atleta ad adattarsi ad esso (se è un talento genetico ci riesce, ma in caso contrario….) e non il viceversa come invece sarebbe più logico. 

Esplicitando un po' il discorso, non mi sembra che - come invece avviene in molti centri sportivi - si possano compilare schede personalizzate semplicemente "guardando in faccia" l'atleta. Se credete che ciò sia possibile - gentili lettori - allora scusatemi, ma siete davvero degli incorreggibili ingenui.

Mi spiego meglio: 
per personalizzare REALMENTE una tabella di allenamento occorre conoscere la risposta dell'atleta all'esercizio fisico, cioè in altri termini, è necessario sapere come rispondono i sistemi biologici del suo (che è diverso da tutti gli altri!) organismo alle modificazioni biologiche indotte dall'allenamento. 

Come si possono ottenere queste delicate informazioni semplicemente - come ho già anticipato sopra - "guardando in faccia" l'atleta? A me, onestamente non sembra molto serio pensarlo....
A mio avviso, occorrono dei mirati test preliminari, un esauriente anamnesi ed un'analisi articolare (fondamentale!) per ottenere le varie informazioni necessarie per l'impostazione (almeno iniziale) di un serio e soprattutto efficace programma di allenamento.

Criticare è facile, ma - per fare il "salto di qualità" - occorre proporre qualcosa di concreto. Le basi operative che propongo nel tentativo di "giungere" alla soluzione sono, a mio avviso, le seguenti:


 
 

 

Impostazione congruente del training:

Tale impostazione comincia con la compilazione della "tabella di allenamento" e conseguentemente, prima con la scelta degli esercizi e poi con la disposizione degli stessi. Personalmente impiego anche delle ore per impostare un training e rimango perplesso quando sento di "colleghi" che fanno tutto in pochi minuti. Evidentemente o sono molto più bravi di me o sono molto meno puntigliosi (Voi che ne dite ?). Comunque, continuate a leggere e giudicate da soli…. 

La scelta degli esercizi non deve essere - come viceversa vedo spesso - casuale, ma conseguente ad un'accurata analisi articolare. Mi prendo la libertà di dire che, malgrado le buone intenzioni, una tabella di allenamento compilata senza tale analisi è compilata a casaccio! Mi spiego meglio: gli esercizi prescritti nella tabella servono (ovviamente) per stimolare una determinata sezione muscolare. Molto spesso, però, capita che problemi articolari "spostano" il carico allenante lontano da dove si desidera. Se, ad esempio, a livello di "cingolo scapolare" la vostra escursione non è ottimale, non lamentatavi (con voi stessi e con la vostra genetica) se con il lento dietro vi crescono i trapezi e non i deltoidi (come invece desideravate e vi aspettavate): tutto ciò si può facilmente prevenire se il vostro "preparato" istruttore si accorge (mediante analisi articolare: non c'è altro modo!) della situazione e invece del lento dietro vi prescrive altri esercizi più consoni al contesto.

Il passo successivo della compilazione della tabella è la disposizione degli esercizi che, come per la scelta precedente, NON deve essere casuale. È facile dire usiamo i fondamentali, ma molte volte la "catena cinetica" coinvolta in tali esercizi "cede" dove meno desideriamo. Occorre a questo punto "accoppiare" in maniera opportuna alcuni esercizi in modo da non "caricare" più di tanto l'individuato (se ci siamo prodigati a farlo) "anello debole della catena".


 

Monitoraggio dei risultati

Ovviamente, compilata la tabella (tabelle, se usiamo una "split") di allenamento, non è finita: occorre ancora "inquadrare" la relativa "collocazione temporale". Converrete con me che una cosa è farvi eseguire una tabella una volta ogni due giorni ed un'altra cosa è farvela eseguire una volta ogni dieci giorni. Qual è la soluzione migliore? Non esiste, in quanto ognuno di noi ha una capacità di recupero diversa. È qui che entra in gioco il monitoraggio dei risultati: mediante dei parametri "diretti" (ad esempio, il costante incremento del carico sugli attrezzi) e delle valutazioni "indirette" (affaticamento generale durante il training, disturbi del sonno, ecc.) si può comprendere come il carico di lavoro viene assorbito dall'atleta e prendere le opportune (se servono) contromisure. È finita? No di certo: come se non bastasse, quanto esposto va poi inquadrato in una logica programmazione annuale che, tra le altre cose, dipende dal livello (principiante - medio - di alta qualificazione) dell'atleta in questione.

Tirando le somme, comprenderete come, tutto ciò (sicuramente per me lo è) una "faticaccia" (ecco perché tanti "colleghi" preferiscono vie più "semplici" …), che però come ricompensa, offre garanzia di risultati
Qualche esempio di quanto questo tipo di approccio possa essere produttivo, si può vedere nelle foto sottostanti di alcuni miei atleti ... 

 

Sia ben chiaro, però, che per "garanzia di risultati" non intendo che vincerete il Mr. Olympia, ma - più realisticamente - che non vi ammazzerete di fatica per nulla (e vi sembra poco?). Comunque - per amor di verità - non illudetevi che la parte più "difficile" sia quella del preparatore: la più meticolosa programmazione non serve a nulla senza la costante e l'altrettanto meticolosa applicazione dell'atleta.

Concludendo, un vecchio detto orientale riferisce: "è meglio passare degli anni a cercare un buon maestro che perdere degli anni a studiare con uno cattivo". Ma vale davvero la pena perseguire tale ricerca e non rivolgersi "comodamente" alle attenzioni del preparatore della palestra sottocasa? 
La risposta chiedetela a tutti quei soci dei club sportivi che, anno dopo anno, non ottengono risultati….

 

 

 

 
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